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Uscita a quattro

Uscita a quattro


Mi piacerebbe comunicare, in modo semplice e diretto, le sensazioni che si provano quando si va a fare una bella gita in moto. Sarebbe bello se le mie parole riuscissero a trasmettere, soprattutto ai non centauri, cosa si sente girando fuori città, su due ruote.

So che non ci riuscirò… un po' per la mia scarsa dialettica, un po' perchè certe cose non si raccontano, si vivono. Allora scrivo semplicemente per puro piacere.

In questo viaggio non posso dimenticare un grande delle due ruote: Carlo Talamo.
Adesso non c'è più… portato via proprio da una delle moto che tanto amava.

Quando avevo 20 anni, e compravo tante riviste motociclistiche, leggevo sempre i suoi articoli, prima di tutti gli altri. Più che articoli erano veri racconti, quasi poesia, e il loro posto era fissato nella retrocopertina.

Ma era meglio così: si trovavano facilmente, anche nel tempo quando volevi rileggerli.
Carlo sì che aveva dello stile. Non doveva preoccuparsi di riuscire a trasmettere delle sensazioni; lui ci riusciva e basta. In poche righe eri talmente preso che forse c'eri stato veramente con lui, sulla sella del passeggero.
Peccato… non leggerò più dei nuovi racconti.

L'inverno è la stagione più dura per ogni motociclista. Non è il freddo a fermarti… per proteggerti ci sono i guanti Hi-Tech, le giacche Hi-Tech, i caschi Hi-Tech, i pantaloni Hi-Tech… se inventassero anche la donna Hi-Tech, che la domenica non ti rompe i coglioni visto che vuole uscire, allora sarebbe tutto perfetto.

L'inverno è bastardo perchè, oltre alla pioggia che può rovinarti una giornata, ci sono le basse temperature che ghiacciano la strada. Dopo giorni di temporali e diluvi è rischioso uscire fuori città, anche se c'è il sole.
Puoi conoscere a memoria tutti i percorsi extraurbani ma dietro ogni curva, ogni dosso, ogni rettilineo, potrebbe esserci una piccola lastra ghiacciata… tanto piccola quanto basta per farti andare per terra… e poi sono dolori.

Ma il discorso è soggettivo. Solo tre metri di neve possono fermare chiunque; c'è chi non si fa scrupoli ed esce con qualunque condizione accettabile per rimanere in equilibrio su due ruote. Ma a me piace il divertimento in moto e per divertirmi devo essere sufficientemente sicuro per poter uscire.

Allora ci sono periodi in cui devi stare parecchio attento a scegliere la giornata adatta. Come ogni surfista aspetta l'onda perfetta, tu, ogni settimana, attendi la domenica invernale perfetta… quella in cui sono almeno due giorni che non piove; quella in cui fa freddo ma la notte non ci siamo avvicinati troppo allo zero; quella in cui non c'è nessun evento particolare che possa portare tanta gente sulle strade.

Oggi era una domenica perfetta. L'avevo visto già dal venerdì passato che sarebbe andato tutto per il verso giusto… è bastata una breve chiamata al mio amico Peppe per mettersi d'accordo.
L'appuntamento è per le 13.00 sotto casa mia.

Ci sarebbero tanti altri amici che hanno una moto e che potrebbero aggregarsi ma forse non hanno ancora capito quanto sia bello un giro fuori città. C'è chi "fa troppo freddo per uscire"; c'è chi "devo andare con la donna"; c'è chi "oggi vado allo stadio"; c'è chi "la domenica dormo"… siamo solo in due, meglio così.

Se è vero che esiste una vastissima scelta di abbigliamento Hi-Tech, di quello che ti farebbe schiattare di caldo anche se stessi a fumarti una sigaretta sulla cima dell'Everest, è vero anche che la qualità si paga, cara. D'altronde le cose mica te le regalano.
Certo, bisogna coprirsi adeguatamente per evitare di rimanere congelati nel bel mezzo di una stradina isolata dal mondo ma non sarà la mancanza di vestiti adatti a fermare un centauro. Si può sempre rimediare con altri mezzi.

Il mio abbigliamento invernale da gita-fuori-porta è ormai collaudato. Non sarò vestito come un modello di Dolce & Gabbana – al massimo penseranno che il mio stilista è Docce & Gabinetti – ma chissenefrega… non vado in giro per fare incontri.

La vestizione comprende diversi strati.

– Si parte con dei semplici boxer elasticizzati modello "reggi-pacco che così le palle non mi sballonzolano sul serbatoio"

– Calzamaglia di lana nera, ricordo di una qualche vacanza in montagna che neanche ricordo. Un novello Nureyev!

– Primo calzino di lana nero o rosso che neanche mio nonno

– Secondo calzino di spugna rigorosamente bianco. Amichevolmente lo chiamo " 'o spugnone "

– Pantalone nero o jeans che ha visto primavere sicuramente migliori

– Maglietta a maniche lunghe

– Felpa di vecchia data, di quelle che non butti perchè ti ci affezioni

– Maglione di lana con zip che puoi levarti velocemente

– Giacca di pelle con protezioni. L'unico indumento tecnico, di quelle giacche che la pelle è talmente spessa che sembra presa da una foca

– Guanti di pelle abbastanza protettivi da non farti avvertire una martellata sul pollice

– Casco ben allacciato in testa, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre!

Bene! L'Antartide è mio!

La prima tappa è sempre il benzinaio. Pieno, controllata alle gomme, veloce briefing per decidere non dove andare ma da dove iniziare. Ok per la Tiberina.

La città la lasci presto alle tue spalle. I semafori iniziano ad essere sempre meno; le macchine diminuiscono; i palazzoni lasciano spazio alle villette.
Mi fermo proprio all'inizio della Tiberina, Peppe mi si affianca. Un ultimo sguardo di assenso, chiudo bene la visiera del casco… si parte ed inizia la pace.

Prima, seconda, terza… la strada è inizialmente dritta… quarta, quinta… il motore lo senti come in città non puoi sentire. È bello.

La prima curva è lì davanti, non fai in tempo a mettere la sesta, ti piace tenere alto il numero di giri… tocco di freni, inizia la scalata, frenata decisa, butti la moto a sinistra più che puoi.

Non sei un grosso manico ma ti piace la moto… e questo basta per sentirti felice.

Fai la curva ed esci pronto a riaprire il gas per ricominciare a salire. Veloce occhio allo specchietto, Peppe c'è… si continua.

Le curve ad S, come quella che vedi a 100 metri, sono quelle che più ti piacciono, soprattutto se non troppo strette. Scalata, terza, peso a destra, moto giù… ti rialzi, peso a sinistra, moto giù… e via con la quarta. Se lo fai bene ti dai 10 punti.

Non hai le gomme consumate fino alla spalla, manca quel mezzo centimetro che ti separa dai campioni, quelli che corrono in pista. Ma tu non sei in pista, ricordalo. E, soprattutto, non hai nè l'esperienza nè la pretesa di tornare a casa con i pantaloni strappati sul ginocchio.
Non sei un campione, ma non importa. Basta divertirsi… e tu stai godendo come un pazzo.

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Commenti totali: 10

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  1. Bella Saibal..bellissima questa news..ma mentre la leggevo mi kiedevo se ti stessi facendo una canna mentre la scrivevi o se era la cena del crazy che ti era tornata su e che ti dava le alluccinazioni..ma un esame tossicologico no!?

  2. ciccio, prendi poco per il culo che quando ti rivedo ti strappo le rotule a morsi

  3. Ti devo ringraziare Lorenzo, anche se mia rabbia per non possedere una moto è alta leggere la tua news mi ha fatto sorridere e correre con l'immaginazione.
    Grazie

  4. Triste, sono triste per le emozioni che mi ha fatto rivivere il tuo racconto.
    Triste per la morte del guru dell'Harley. (che non sapevo).
    La mia moto è in garage e non ho più il tempo di divertirmi come una volta.

  5. … a farci vivere quelle sensazioni… casco ben allacciato, luci sempre accese anche di giorno, prudenza e liberta'!!!

  6. vorrà dire ke ti speronerò con la macchina…così ti passa la voglia di andare in moto…

  7. Quando ti sperono la faccia poi ti passa la voglia di fare il simpatico

  8. ti puoi permettere di rispondere così perkè sei grosso…ma come si dice tutto muscoli e niente cervello…e puoi star tranquillo ke anke io ho i miei metodi…

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